Una ventata d’aria fresca quella sentita ad AltaRoma con le collezioni dei giovani designer dell’Accademia Costume & Moda. Un fashion show all’insegna dell’innovazione e della voglia di sperimentare, in cui a fare da protagonista è stato il puro talento
AltaRoma rappresenta ogni anno una kermesse di moda dalla natura ambigua. La voglia di spiccare il volo e di emergere nel panorama italiana (e perché no, mondiale) da una parte, e la realtà non ancora matura dei suoi eventi dall’altra. Una manifestazione che oscilla dunque, aggrappandosi ai pochi nomi che ne sono legati, senza riuscire a fiorire in una visione più ampia e completa. Tralasciando però quelle che sono le mancanze della manifestazione, c’è una cosa che AltaRoma sa davvero fare: riconoscere i talenti, quelli genuini e premiarli.
La kermesse offre infatti ogni anno (attraverso la figura del Presidente AltaRoma Silvia Venturini Fendi) uno spazio all’Accademia Costume e Moda di Roma, che porta in scena le creazioni dei propri studenti per le categorie womenswear, menswear e accessories. Quindici neo-designer che il 28 gennaio hanno debuttato di fronte alla stampa e ad una giuria composta da alcune delle più importanti personalità del panorama moda internazionale. Tra questi, a valutare il lavoro dei giovani designer, anche Giovanna Gentile Ferragamo (Vice Presidente Ferragamo), Laura Lusuardi (Coordinatore Moda Max Mara), Sara Maino (Caporedattore Moda Vogue Italia e Vogue Talents), Leonardo Pucci (Direttore di Collezione Pelletteria Christian Dior), Fausto Puglisi (Direttore creativo Ungaro, fondatore e Direttore Creativo Fausto Puglisi) e Silvia Venturini Fendi.
Un’occasione creata ad hoc quindi, in cui mettersi a nudo e mostrare e dimostrare quanto si vale. È tutto racchiuso nelle proprie creazioni, che sfilano davanti agli occhi di più di un centinaio di persone. Lo show è strutturato come un vero e proprio Talent, in cui ogni studente porta in passerella il proprio lavoro, valutato dalla giuria. Tre i premi consegnati quest’anno: Abbigliamento, Accessori e il primo “Pitti Tutorship Reward“. Quest’ultimo è promosso da Pitti Immagine e consiste in un team dedicato ad aiutare, accompagnare e sostenere il designer nel proprio percorso professionale.
I vincitori
Ad aggiudicarsi il premio conferito da Pitti Immagine è stata Ludovica Serra, con la collezione “Innocence”. Le sue creazioni nascono dalla contaminazione tra elementi totalmente opposti: il puro e l’impuro, il bianco e il blu delle ceramiche cinesi e i tatuaggi. Contrasti forti, che trovano un punto d’incontro in una collezione che veste una donna che acquista i tratti di una bambola di porcellana.

Il premio per l’abbigliamento è stato invece assegnato a Diana Asparo, con la collezione “Laide”, ispirata al romanzo Un amore di Dino Buzzati. Le sue creazioni denotano una ricerca di linee innovative e l’accostamento di colori che creano contrasti: il rosa e il rosso emergono sulla scala dei grigi, rappresentando così in maniera evidente l’opposizione tra un equilibrio precario e la timida volontà di superarlo.

Alessio Rossi è stato invece premiato per gli accessori. La sua collezione si chiama “Jarvis” ed è costituita da zaini maxi, dalle linee futuristiche. Una visione che nasce dallo studio del saggio Amore Liquido di Zygmunt Bauman.

Accanto ai vincitori, gli altri neo designer sono stati in grado di distinguersi, evidenziare quelle che sono le proprie peculiarità e raccontare a proprio modo una storia: ed è questo il bello della moda. Il progetto creativo a partire dallo studio, le linee che seguono una idea ben precisa, in grado di trasformare un pensiero astratto in qualcosa di concreto. Ricordi, sogni e passioni, che prendono vita davanti ai propri occhi.
Così ho visto sfilare sulla passerella i ricordi di infanzia, l’energia e l’iperattività di Flavia Cavasino, i ricordi legati agli anni ’90 di Rossella Coppola, il mondo marino di Ilaria de Felice, la frammentazione di Valeria Grussu e la sua predilezione per l’oro, il rigore militare di Serena Iavarone, l’armonia e la sinuosità di Elena Materia, la sperimentazione di Francesca Nori, il minimalismo anni 30 di Silvia Perrucci, l’indole artistica di Tea Righini, i ricordi di Flaminia Rossi, le linee iridescenti di Monia Romano e l’arte informale di Giulia Schisano.
Quindici giovani che hanno avuto il coraggio di osare e di dare sfogo alla propria personalità, creando. Un percorso che per loro rappresenta solo l’inizio di una lunga strada. A fare da fil rouge? Il talento.